Lo Starec
Dal 7 ottobre 2023
γέρων (“geron”) in greco antico ha il significato di “anziano”. Per tradurre questo termine in
russo, fu deciso di usare la parola стáрец (“starec”), che faceva riferimento all’antico slavo
ecclesiastico starĭtsĭ (“anziano”), a sua volta derivato da starŭ (con il medesimo significato
di “vecchio”).
In sé γέρων non indicava tanto un dato anagrafico, ma piuttosto intellettivo e spirituale.
Soprattutto a partire dal monachesimo cristiano orientale del IV secolo, un ecclesiastico
anziano, eremitico, silente nella sua preghiera, concentrato nella professione del portare lo
sguardo suo e altrui a Dio, nel momento dell’approccio alla comunità diventava portavoce
e insieme confidente, una garanzia di affidamento quasi toccato dallo Spirito Santo.
Questa dimensione del γέρων greco è ciò che viene parafrasato poi in russo. Lo starec
(spesso traslitterato in starets) diventa allora la parola usata in Russia per indicare quegli
anziani che, all’interno dei monasteri ortodossi, assunsero il ruolo di guide spirituali,
padri della fede sempre pronti a indicare la via e a dare consigli. La loro vita è preghiera,
eremitismo, ascesi: questa scelta estrema e il credo profondo che li anima si dice dia a
loro doni speciali: avvertire la direzione giusta, poter guarire e alleviare il dolore, saper
profetizzare, conoscere l’intimità di chi a loro si avvicina con trasporto. Allora lo starec
tende ad ispirare i credenti nell’esempio che dà di virtù e pace spirituale e, insieme, la sua
unicità viene sancita dai credenti stessi, perché non viene nominato da personalità o enti
ulteriori, ma dallo stesso trasporto autentico e sincero verso la fede, lo spirito.
Ci sono stati starec che negli anni sono diventati vere e proprie figure di riferimento,
dinnanzi alle quali c’è chi si è fatto interamente guidare, riconoscendo in loro, dunque,
poteri altissimi, come quello di scegliere della propria vita. Lo starec, tra l’altro, ha ispirato
il personaggio di Zosima ne I fratelli Karamazov di Dostoevskij. È l’autore stesso a scrivere:
«Lo starets è qualcuno che prende la vostra anima e la vostra volontà e le assimila nella
propria anima e nella propria volontà [...] al punto di potere alla fine raggiungere, con una
vita di obbedienza, la libertà assoluta, cioè la libertà dal proprio “io”, e sfuggire così alla
sorte di chi ha vissuto una vita intera senza ritrovare sé stesso».
Separato da tutti, è unito a tutti (separated from all, he is united with all): questo è uno dei
messaggi che Zosima fa suo e trasmette ai fratelli Karamazov. E da qui Francesco Arena
parte nella creazione della nuova opera site-specific pensata per Aedicula.
Intitolata Lo Starec, si tratta di un triangolo di rame con un angolo ottuso, che quando
è disteso sul lato lungo può restare in piedi in tutta stabilità, mentre se viene sollevato e
poggiato sul lato corto necessita di un contrappeso per non cadere, dato che il baricentro
è sbilanciato. Il messaggio riportato sul fondo è dunque fruibile solo se qualcuno si prende
un impegno nei suoi confronti, correggendo tale distorsione, facendosi carico della sua
impermanenza.
Quando Aedicula viene abitata da una persona che sostiene la scultura, uno starec
temporaneo, allora essa può alzarsi e mostrare il messaggio inciso nel suo lato lungo
poggiato al suolo (separated from all, he is united with all). Per il resto del tempo l’opera
torna a essere forma e silente custode di un messaggio che senza interlocutore non trova
occhi per essere visto e voce per venire dato in pasto al mondo.