L'Âge d'airain

Prats Nogueras Blanchard, Barcelona Feb 6 - Mar 22, 2025

Prats Nogueras Blanchard è lieto di presentare L’Âge d’airain [L’età del bronzo] di Francesco Arena (1978, Torre Santa Susanna, Italia), la quinta mostra dell’artista in galleria.

Originariamente utilizzato per realizzare armi e utensili, il bronzo è simbolo della resilienza umana da oltre 5.000 anni. Diventerà presto il materiale per la creazione di statue: oggetti pensati per contenere e preservare l'identità umana, ma che spesso assumevano vita propria, staccati dai soggetti originari. L’Âge d’airain fa riferimento all’opera iconica di Rodin mentre riflette sul ruolo delle statue e della scultura come mezzi di rappresentazione e memoria, di tempo e trasformazione.

Al centro della pratica di Francesco Arena c’è il suo approccio alla nozione di temporalità, un’apertura del concetto di Storia, rivelando irruzioni nel corso degli eventi e mettendo in discussione uno sviluppo lineare segnato da cause ed effetti. Lo storico e il personale si intersecano costantemente nel lavoro dell'artista, poiché egli sceglie di affrontare e rappresentare eventi storici a partire da un rapporto fattuale con se stesso.
L’uso ricorrente da parte di Arena di dati antropometrici – come il peso, la massa corporea, l’altezza, la distanza che raggiunge in punta di piedi o la distanza dal suolo ai suoi occhi – enfatizza una serie di aspetti cruciali nel suo lavoro: il rapporto tra la storia e l’individuo; il rapporto tra il corpo umano e il suo ambiente; l’uso dei dati come prova inconfutabile dell’esistenza.

In L’Âge d’airain, Arena riunisce una serie di opere che mettono in discussione l’essenza della statua e funzionano come una sorta di autoritratto – Statua (… come testa), Statua (… come cuore) e Statua (… come palle) – costituito da tre piedistalli in bronzo di diverse altezze – corrispondenti alla testa, al cuore e alle gonadi dell’artista – su cui i visitatori possono posizionare un oggetto a loro scelta. Il titolo dell'opera cambia ogni volta che l'oggetto viene sostituito da un altro, fungendo così da piedistallo flessibile, offrendo una nuova prospettiva sull'uso dell'oggetto e sul suo significato simbolico e materiale. I piedistalli, fusi in bronzo e dipinti di bianco, sembrano fatti di legno, a simboleggiare la permanenza nonostante il loro aspetto fragile.

L’utilizzo di unità di misura come testimonianza di una storia quantificabile permette all’artista di affrontare e rivisitare fatti del passato, riferimenti storici che “colgono una verità che, partendo dal fatto in questione, diventa strumento per guardare tutto il resto”. La convergenza nel presente di due situazioni o oggetti distanti nel tempo e nello spazio si ritrova nell’opera Marcel, composta da sei targhe commemorative in bronzo che replicano quelle che segnalano le residenze di Marcel Proust a Parigi, Illiers-Combray e Orleans. Questi elementi raccontano la biografia di Proust per tappe, riflettendo la cronologia e i luoghi in cui visse. Una volta assemblati nella galleria, perdono il loro contesto originale e diventano oggetti spostati, cambiando significato, esplorando idee di memoria, autenticità e luogo, presentando la vita di Proust come una narrazione unificata all’interno di un unico spazio.