Frattempo

[SONO LA TUA CASA E T’AMO. E TU LA TUA CASA RIAMA] 30 marzo – 2 giugno 2025

L’arte di Arena indaga eventi storici, politici e sociali del passato recente, spesso trascurati, e li reinterpreta attraverso sculture e installazioni caratterizzate da forme sintetiche e metaforiche. Un elemento distintivo della sua pratica è l’uso di dati antropometrici personali – come peso, altezza, distanza degli occhi dal suolo – che rendono tangibile la narrazione della storia. La sua ricerca si basa sull’uso di un linguaggio minimale e concettuale, dove le forme essenziali divengono strumenti per ricostruire e rielaborare elementi storici.

Partendo da una ricerca filologica, sovente legata a episodi di storia italiana, di letteratura e di filosofia, traduce le sue opere in strutture spaziali, con volumi e misurazioni precise, dal forte impatto visivo ed emozionale. Arena esplora il passato attraverso la scultura e l’installazione, utilizzando materiali semplici ma densi di significato, come bronzo, marmo, ferro e legno che acquisiscono valore simbolico nel processo di riflessione sulla memoria collettiva.

L’esposizione si sviluppa all’interno di un appartamento situato nel cuore del centro storico di Taranto, nel Palazzo Magnini in viale Virgilio 1, un ambiente destinato a trasformarsi, per prossima ristrutturazione, da spazio privato a luogo pubblico. Il titolo Frattempo richiama quell’intervallo di tempo che esprime l’idea di qualcosa che accadrà mentre si sta verificando qualcos’altro. Liberare dall’oblio e dalla categoria dell’inciso questo segmento di tempo solitamente imbrigliato in una dimensione parentetica e restituirgli la dignità di accadimento e prefigurazione del possibile. In questo contesto, l’epigrafe “Sono la tua casa e t’amo. E tu la tua casa riama”, presente all’interno del cortile d’ingresso di Palazzo Magnini, è tratta dal libro Signorilità, della contessa Elena Morozzo Della Rocca (1933) e sottolinea come la casa non sia solo un luogo in cui vivere, ma un’entità viva, capace di riflettere l’anima e l’identità di chi la abita, un rifugio prezioso da amare, curare e rispettare.

Attraverso una selezione accurata di opere, il percorso espositivo mette in relazione il processo creativo di Arena con lo spazio stesso. Le opere, da lui descritte come “corpi silenti”, trovano vita e movimento nella storia che portano in sé e nell’interazione con l’ambiente che le ospita. L’appartamento, con il suo atrio, le scale, con i ricordi di momenti vissuti – bambini che giocano, adulti che vivono, generano e, infine, lasciano il segno del tempo – diventa un palcoscenico in cui memoria e identità si fondono. Ogni opera si adatta ai volumi e alle atmosfere del luogo, lì dove il materiale fisico incontra la bellezza dell’imperfezione: l’annerimento dei muri, la profondità delle ombre, l’opacità dei vetri. Una storia fatta di nostalgia e di continua trasformazione, un invito a guardarsi dentro per poter vedere il mondo esterno, un’esperienza che unisce il corpo, lo spazio e la memoria collettiva.

Questa mostra diventa quindi spazio di riflessione. Le pratiche artistiche di Francesco Arena si intrecciano con la storia del luogo in un racconto vivo e pulsante di memoria, ogni dettaglio diventa voce, ogni traccia si fa eco di un passato che riaffiora, assumendo altresì una dimensione universale. L’ambiente si carica di significati, accogliendo frammenti dal forte contenuto simbolico. Nulla viene cancellato, ma tutto si pone in ascolto ed è restituito a testimonianza di ciò che è stato, di ciò che ancora può essere. Ascoltare i luoghi, lasciarsi guidare dai loro silenzi, dai segmenti che custodiscono. Cercare un segno lieve, quasi impercettibile, che non imponga la propria presenza con la forza, ma si insinui con discrezione, come chi tenta di sostenere un muro fragile con assi di legno, non per stravolgerlo, ma per preservarne l’essenza.